Blog

Comunicazione cessione del credito e sconto in fattura spese 2023: remissione in bonis addio, 4 aprile data limite

Giovedì 4 aprile scadrà il termine per la comunicazione delle opzioni relative alla cessione del credito o allo sconto in fattura relative alle spese che hanno portato a bonus edilizi sostenute nell’anno 2023 e alle cessioni delle rate residue non fruite delle detrazioni riferite alle spese sostenute negli anni dal 2020 al 2022, inviate dal 1° al 4 aprile 2024.

CILA-S e titoli abilitativi senza spese: niente cessione o sconto

L’Agenzia delle Entrate evidenzia in merito che, per gli interventi per i quali, al 30 marzo 2024, non sia stata sostenuta alcuna spesa, documentata da fattura, per lavori già effettuati, la deroga prevista non si applica nelle fattispecie disciplinate dall’articolo 2, comma 2, lettere a), b) e c), del DL 11/2023, ossia:

  • a) per gli interventi diversi da quelli effettuati dai condomini risulti presentata la Cila;
  • b) per gli interventi effettuati dai condomini risulti adottata la delibera assembleare che ha approvato l’esecuzione dei lavori e risulti presentata la Cila;
  • c) per gli interventi comportanti la demolizione e la ricostruzione degli edifici risulti presentata l’istanza per l’acquisizione del titolo abilitativo.

VARIAZIONE CATASTALE DEGLI IMMOBILI PER MIGLIORAMENTO QUALITATIVO

Tutti i lavori soggetti a “bonus edilizi” (recupero patrimonio edilizio 50% – bonus facciate 90% – superbonus 110%, ecc..) sono passivi di verifica e controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate nel quinquennio successivo alla realizzazione dei lavori.

Nello specifico, il “superbonus 110%” ha visto un forte incremento delle verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate, preliminarmente riguardo alla parte documentale dei lavori eseguiti mediante verifica di rispondenza di tutta la documentazione prodotta.

Fra tali verifiche vi è quella riguardante la situazione catastale dell’immobile, in quanto – da incontro con i funzionari catastali – è emerso che normativamente si debba obbligatoriamente presentare la variazione dell’accatastamento dell’immobile anche a seguito di lavori che ne hanno portato ad un miglioramento qualitativo senza variarne la consistenza (superficie, volumi, vani).

L’obbligo di presentazione di tale variazione catastale scaturisce se l’1% dell’importo dei lavori (attualizzato al 1988/89 con i parametri dettati dalla circolare 6/2012 AdE) è maggiore del 15% della rendita catastale attuale dell’immobile.

La mancata presentazione della variazione catastale a seguito di lavori di miglioramento ad oggi non prevede ancora alcun tipo di sanzione da parte dell’Agenzia delle Entrate, la quale sta provvedendo a predisporre una circolare in merito; resta però il fatto che, in fase di controllo, la mancata presentazione della variazione catastale può essere considerata un’inadempienza documentale, che può inficiare o far diminuire i bonus percepiti oppure portare ad una sanzione.

LA DIRETTIVA “case green” E I BONUS EDILIZI

La direttiva “case green” avrà un forte impatto sui bonus per l’edilizia. Basti pensare all’ecobonus e alle agevolazioni per le caldaie, che non saranno più incentivabili dal 2025. La direttiva stabilisce che le risorse dei paesi membri dovranno essere destinate, in via prioritaria, a interventi che garantiscano una soglia minima di risparmi.

Cosa prevede in sintesi la direttiva europea “case green”?

La direttiva europea “case green” prevede che gli Stati membri riducano il consumo di energia degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Il 55% di questa riduzione dovrà essere ottenuta tramite la ristrutturazione del 43% degli immobili con le prestazioni peggiori. Saranno i singoli Paesi a definire nei piani nazionali come intendono raggiungere questo obiettivo. Inoltre, tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere a emissioni zero dal 2030.

Quante e quali case si dovranno ristrutturare in Italia?

Secondo le stime «le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili in classe F e G entro il 2030 e il 26% degli edifici di classe energetica più bassa entro il 2033». Questo significa che nel giro di pochi anni sarà necessario riqualificare oltre 500 mila edifici pubblici e circa 5 milioni di edifici privati con le prestazioni più scadenti.

Quanto costeranno le “case green”?

La Commissione europea calcola che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per la svolta energetica del parco immobiliare.

È molto difficile fare delle stime precise su quanto dovrà spendere una famiglia per i lavori.

Per una stima più precisa si dovrà attendere il varo del piano nazionale e capire come saranno selezionati gli edifici su cui sarà necessario intervenire per primi. In ogni caso secondo le prime stime la spesa potrebbe oscillare tra un minimo di 20-30 mila euro a famiglia fino a un massimo di 50-60 mila euro per adeguarsi alla nuova normativa.

Da quando scatta il divieto della direttiva “case green” di installare caldaie a gas?

I Paesi Ue avranno tempo fino al 2040 per dire addio alle caldaie a gas, ma già a partire dal 2025 non saranno più ammesse agevolazioni fiscali per gli impianti tradizionali, ma solo per gli ibridi, ovvero quelli che associano alla caldaia a gas una pompa di calore.

Cosa succede a chi non adegua la propria casa entro il 2030? Chi non si adegua potrà vendere, ristrutturare o affittare l’immobile?

La direttiva “case green”, nella sua versione definitiva, non prevede sanzioni né obblighi di ristrutturazioni.

Il divieto di vendita o affitto, inizialmente previsto, è stato stralciato già nella versione di dicembre 2023.